Non è una novità per la Chiesa l’occuparsi di sole. Tra il XVII ed il XVIII secolo (siamo ai tempi di Galileo) le chiese cattoliche – lo afferma John L. Heilbron nel suo libro “Il sole nelle chiese” (editrice Compositori, 2005) – erano diventate attenti osservatori solari.
Lo scopo, allora, era fornire la data esatta della Pasqua, ma la passione degli ecclesiastici e scienziati addetti andò ben oltre, consentendo di tracciare la geometria del sistema solare e di sconvolgere il concetto del ruolo umano nell’universo.
Già un secolo prima il domenicano Egnazio Danti, cosmografo perugino, aveva realizzato a S. Maria Novella a Firenze un sistema per indagare il cielo. Ancora oggi sulla facciata della basilica vi sono due fori gnonomici e due antichi strumenti installati dal Danti: il quadrante astronomico e l’armilla equinoziale, che fanno filtrare due fasci di luce sul pavimento interno o, più precisamente, sui marmi indicanti i due equinozi ed il solstizio d’inverno (fig. 1). Danti allora li utilizzò sia come strumenti d’indagine scientifica sia per risolvere le inderogabili questioni derivate dalle imprecisioni del Calendario Giuliano.
Né si può dimenticare il Duomo di Milano, anche se si tratta di uno strumento realizzato nel 1786 e modificato nel 1827 quando fu rifatto il pavimento. Sul pavimento piastrellato corre una linea meridiana per quasi l’intera larghezza della navata e prosegue per 3 metri sul muro a sinistra.
Parte dal portone centrale, davanti alla porta-riviste.
La linea è una striscia d’ottone, bordata di marmo bianco. I segni del zodiaco sono disposti ad inter valli lungo la linea. Da un piccolo foro a 24 metri dal suolo, sul muro di destra guardando l’altare, filtra verso mezzogiorno solare il raggio del sole, che proietta un punto luminoso sul pavimento.
Una tabella stampata e appesa al muro di sinistra indica l’ora del mezzogiorno solare, l’ora dell’alba e del tramonto. Il secolo cui apparteniamo ha ormai ampiamente risolti quei problemi, ma deve affrontarne altri, più necessari ed impellenti: sono problemi in stretto rapporto con le esigenze energetiche che ci angustiano, anche a causa di decisioni politiche che spesso, e pur troppo, sono più attente agli interessi delle grandi lobby finanziarie che alle quotidiane necessità energetiche dei cittadini.
Le recenti scelte della Chiesa in generale e di molte chiese in particolare stanno invece dimostrando un principio fondamentale: i milioni o miliardi d’impianti ecologici dei singoli – dalle chiese alle stalle, dai condomini alle capanne – sono in grado di captare energia in misura maggiore di quella prodotta dalle centrali nucleari programmate, senza sottrarre beni primari ad altre popolazioni, senza dipendere dall’estero, senza produrre scorie inquinanti da scaricare sulle future generazioni, senza incorrere in pericoli di attentati, esplosioni, inquinamenti, senza innescare quelle catastrofi naturali che sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Le indicazioni della chiesa
Nel corso del convegno “Energia solare per le chiese”, tenuto a Venezia nel dicembre scorso ed organizzato dalla Camera di Commercio tedesca, l’argomento è stato affrontato nelle sue diverse prospettive anche alla luce dei risultati finora raggiunti.
“A parte le considerazioni di carattere ecologico, economico e sociale – ha sostenuto nel proprio messaggio d’apertura monsignor Rober t Zollitsch, arcivescovo di Friburgo – i Cristiani hanno la responsabilità del Creato, di ricercare ed adottare misure per promuovere un approvvigionamento dell’energia sostenibile”.
E più avanti: “I Cristiani sono chiamati ad un atteggiamento di solidarietà verso le generazioni presenti e future attraverso un utilizzo consapevole delle risorse naturali”.
Con la realizzazione dell’impianto fotovoltaico per l’Aula Paolo VI a Roma, donata a papa Benedetto XVI dalla tedesca SolarWorld AG, la Germania tutta ha ben diritto di esprimersi in tal senso: oggi è la maggiore potenza del mondo sia come produttrice ed installatrice di componenti per impianti solari sia come produttrice di energia elettrica e termica da fonte non inquinante.
Grazie anche all’installazione da par te delle singole chiese di impianti solari. in Germania Da oltre un ventennio, nell’arcidiocesi di Monaco, sono numerose le parrocchie impegnate nella salvaguardia dell’ambiente.
Ricercano i modi di risparmiare energia nei loro edifici e distribuiscono da tempo manuali sull’utilizzo di energie rinnovabili e sull’edilizia passiva. Alcuni edifici parrocchiali sono stati attrezzati con impianti solari e fotovoltaici oppure utilizzano combustibili naturali ad alta resa come biomasse sotto forma di legno in pellet o prodotte con scarti legnosi di basso valore commerciale.
Oggi sui tetti di 25 edifici dell’arcidiocesi vi sono pannelli fotovoltaici in grandi di generare 148mila kW l’anno e di non immettere in atmosfera 50 tonnellate di C0 . Vi sono anche alcuni impianti di cogenerazione con motori a combustione, che producono energia elettrica e termica, par tendo da un’unica fonte di combustibile, sia fossile sia rinnovabile.
Con la produzione di elettricità e di calore, attuata in un unico sistema integrato, si ottiene elevato abbattimento di energetica (fig. 2). Nel 2005 il Comitato ecologico del Consiglio diocesano dell’arcidiocesi di Monaco-Freising ha dato inizio al progetto “eco-bilancio di una parrocchia”.
Gli obiettivi del progetto sono: migliorare il bilancio ecologico della parrocchia entro tre anni, rafforzare la consapevolezza per un agire ecologicamente responsabile, documentare il processo e comunicarlo alla parrocchia, favorire ulteriori inter venti ecologici con investimenti a basso costo, presentare alla parrocchia e al pubblico i risultati, analizzare criticamente le esperienze fatte e i risultati conseguiti.
La realizzazione del progetto si attua in ciascuna parrocchia attraverso sei passi: discussione nel consiglio e nell’amministrazione parrocchiale per decidere l’eventuale partecipazione; iscrizione al progetto; costituzione nella parrocchia di un team di tre o quattro persone (volontari o impiegati dell’amministrazione parrocchiale, parrocchiani interessati e disposti a impegnarsi direttamente) che realizzi il progetto; raccolta ed elaborazione, da par te del team di informazioni e dati sulla situazione ecologica della parrocchia con l’assistenza degli impiegati dell’amministrazione parrocchiale e con l’aiuto di un manuale operativo preparato dal Consiglio diocesano; presentazione annuale dei risultati alle altre parrocchie partecipanti, al fine di scambiare informazioni ed esperienze, e di fissare nuovi obiettivi; partecipazione ogni tre anni ad una conferenza ecologica con l’incontro di tutti i rappresentanti delle parrocchie partecipanti per presentare i risultati conseguiti.
La prima Conferenza si è svolta nel luglio 2008. Oggi sono trenta le parrocchie dell’arcidiocesi di Monaco-Freising che partecipano al progetto “ecobilancio” e sono oltre 700 le chiese tedesche alimentate da energia solare prodotta con impianti fotovoltaici, perché è tutta la Germania a muoversi in senso ecologico.
C’è addirittura un progetto di collaborazione ecumenica per l’ambiente, realizzato a Osnabrück: la parrocchia cattolica di St. Johann e la chiesa evangelica di St. Katharinen in Bassa Sassonia utilizzano insieme un impianto fotovoltaico, acquistato con i finanziamenti della fondazione federale tedesca per l’ambiente (DBU).
Ebbene: dal 2003 al 2007 il flusso di danaro attivato dagli impianti alimentati da fonti rinnovabili è passato da 10 a 25 milioni di euro. Nel solo 2007 sono stati spesi 10 miliardi di euro per nuovi impianti, corrispondenti ad un valore di energia prodotta di 14,4 miliardi. Nel 2007 il 14% dell’energia prodotta è venuto dal vento, dal solare termico e fotovoltaico, dall’idroelettrico ecc.
Con una netta prevalenza del solare sulle altre fonti. Se nel 2004 le fonti rinnovabili davano lavoro a 25mila persone, a fine 2007 queste erano salite ad oltre 50mila. Il raddoppio ogni tre anni è garantito almeno per il medio periodo.
E mentre in Italia si fanno convegni sul sesso delle energie o s’immola il futuro sull’altare dei nostri bisogni energetici immediati, la Chiesa Cattolica e le Chiese Evangeliche tedesche hanno concordato i passi comuni da compiere per diffondere il solare in accordo con la Deutsche Bundesstiftung Umwelt (ente federale per la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili).
Da questo accordo è poi nato il programma “Kirchengemeinden für die Sonnenenergie” (comunità ecclesiastiche per l’energia solare), che ha lo scopo di favorire la realizzazione degli impianti solari nelle chiese. I risultati ad oggi raggiunti sono – inutile dirlo – mira-co-lo-si.
Agli antipodi nelle Filippine
Non c’è però da captare solo l’esempio tedesco. Nelle Filippine, sempre nel 2007, a Smokey Mountain nel distretto di Tondo, uno dei luoghi più poveri e disperati del pianeta dove vengono scaricati i rifiuti di Manila, il cattolico padre 2 Benigno Beltran sta costruendo la “chiesa della speranza”.
E’ un progetto pilota, che vuol essere non solo luogo di devozione per i suoi 1.200 fedeli, ma anche unità capace di fornire mezzi di sussistenza per i 2.500 residenti locali. Realizzata in collaborazione con la Palafox Associates, l’edificio è costituito da cinque piani realizzati con 200mila mattoni cavi, ottenuti mischiando rifiuti con componenti di calcolatori.
Il tetto è una serra adatta alla coltivazione di vegetali ed è stato previsto un sistema di raccolta e depurazione delle acque piovane, grigie e nere, oltre che impianti in grado di trasformare i rifiuti organici in concime e i cascami del cocco ed altri pattumi nel biodiesel necessario a fornire energia elettrica e meccanica all’intero complesso.
Varie le attività in programma nell’edificio: la produzione di saponi nel seminterrato, una sede per l’assistenza quotidiana alla popolazione, la scuola primaria, l’insegnamento dell’informatica ai giovani non scolarizzati.
Padre Beltran ha stipulato anche un accordo con le altre Chiese della Cordillera per fornire agli agricoltori fertilizzanti in cambio di frutta e verdura a basso costo.
L’Esempio Solare dell’Aula Paolo
Vi La collocazione sul tetto dell’Aula Paolo VI di 2.400 pannelli fotovoltaici (fig. 3), in grado di generare 315.000 kW l’anno, ha dato un forte impulso all’utilizzo delle energie rinnovabili nelle chiese.
L’impianto, entrato in funzione il 28 novembre scorso, è stato realizzato della tedesca SolarWorld AG. su progetto dell’ing. Carlo Cuscianna, direttore dei Ser vizi Tecnici del Governatorato, e con la super visione del prof. Livio De Santoli dell’Università “La Sapienza”.
Con i 2.400 moduli che costituiscono l’impianto fotovoltaico, sono stati sostituiti i pannelli in calcestruzzo della copertura, riproducendo la dimensione dei tegolini originari, che caratterizzavano il progetto originale di Pier Luigi Nervi. L’attuale impianto FV copre almeno un quarto del fabbisogno energetico dell’aula e degli edifici limitrofi, vengono risparmiate 80 tonnellate di petrolio l’anno e le emissioni di CO te ridotte di oltre 300 mila tonnellate.
A breve il Vaticano prevede d’affiancare al fotovoltaico anche un impianto solare termico per la produzione di acqua calda. Il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del governatorato della Città del Vaticano, ha preannunciato anche altri progetti ecologici, ai quali stanno già lavorando i suoi servizi tecnici: tra questi l’installazione di una stazione fotovoltaica presso gli impianti della Radio Vaticana a Santa Maria di Galeria, dove l’ energia solare prodotta potrebbe coprire il 15% del fabbisogno dello Stato del Vaticano e, per il restante 85%, essere fornita altrove.
Per la realizzazione di altri progetti il cardinale conta sull’aiuto della Provvidenza e di eventuali sponsor generosi: se la storia non si smentisce, di certo questi soldi arriveranno come manna dal Cielo.
Chiese Solari in Italia fuori dalle porte del Vaticano
C’è un immenso patrimonio storico-edilizio: cattedrali, abbazie, monasteri, chiese di città e cappelline, edicole, santuari di campagna o di montagna, conventi, cenacoli, seminari e comunità parrocchiali antiche e moderne, distribuite su 200 diocesi.
A questo enorme patrimonio edilizio guardano con crescente interesse progettisti, restauratori ed impiantisti che operano seguendo i dettami della bioarchitettura più avanzata, contraddistinta da tecniche ed uso di materiali da costruzione, concepiti per la salvaguardia ambientale degli spazi e delle strutture por tanti.
Alcune di questi edifici sacri sono stati solarizzati, grazie anche all’eccezionale spinta inferta dall’Aula Paolo VI. La Cei (Conferenza Episcopale Italiana) incoraggia le diocesi a verificare la possibilità di dotare le chiese e le strutture pastorali di impianti alimentati da fonti rinnovabili nel rispetto dell’edificio, dell’abitato, dell’ambiente.
Tutti i progetti, presentati da imprese ed enti, sono tenuti in considerazione e conto senza però assegnare patenti di preferenza, avallo o approvazione. Probabilmente ne sono stati o ne saranno presentati molti altri, più o meno professionalmente efficienti e rispettosi, sia dei beni ar tistici ed architettonici per i quali devono operare sia per l’ambiente dove saranno integrati, collocati, installati.
Lo stesso magistero di Benedetto XVI chiede però che “l’applicare principi di bioarchitettura all’edificazione delle chiese non sia solo una moda, ma una scelta profondamente cristiana”.
Quindi etica
L’orientamento della Cei – in tema di edilizia sacra – è molto determinato: invita perciò a porre la massima attenzione nella scelta dei materiali, nel risparmio energetico, nell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, in forma e sostanza rispettosa del Creato.
La Cei chiede in pratica che avvenga quella “conversione ecologica” auspicata da Giovanni Paolo II e ribadita da Benedetto XVI, propugnatore di una “ecologia umana” a fianco di quella naturale: “Ogni atteggiamento irrispettoso verso l’ambiente reca danni alla convivenza umana, e viceversa in un “nesso inscindibile tra la pace con il Creato e la pace tra gli uomini”, come già predicò Francesco d’Assisi.
Don Giuseppe Russo, responsabile del Servizio Nazionale Edilizia di Culto, ritiene che “la Chiesa abbia raggiunto una profonda maturità sul tema dell’impegno ecologico in architettura: se gli inter venti che mirano alla sostenibilità secondo i principi della bioedilizia si moltiplicano ogni giorno, cresce anche l’interesse verso le possibili applicazioni negli edifici di culto.
Ciò non significa che siano imposte linee operative edilizie cui attenersi: le diocesi saranno autonome, anche se l’orientamento dovrà essere – come peraltro vuole da antica tradizione – verso il sole”.
Nel “Progetto Pilota 2008″ criteri di bioarchitettura da rispettare”, concorso per la costruzione di nuove chiese e il restauro di edifici antichi, il Servizio Nazionale Edilizia di Culto chiedeva il rispetto dei criteri della bioarchitettura.
All’architetto Marco Sala, uno dei relatori al Convegno Cei sulla bioarchitettura, docente all’Università di Architettura di Firenze e presidente del Centro Abita Interuniversitario, cui fanno capo importanti facoltà di architettura italiane, fu chiesto di presentare alcuni casi studio ove furono evidenziati elementi base di questa disciplina: l’orientamento e l’esposizione solare degli edifici, l’equilibrio, la compatibilità di materiali, spazi e strutture con l’ambiente circostante, la possibilità di reimpiegare l’acqua piovana o di utilizzare la geotermia, l’uso di caratteristiche costruttive corrette e di materiali idonei non pericolosi per la salute ed un risparmio energetico, calcolabile dal 30 al 70 per cento.
Altre elementi riguardarono i criteri architettonici da applicare per il restauro e la ristrutturazione degli edifici di culto ubicati nei centri storici ed altro ancora. Molte indicazioni sono ben note (vedi ad esempio quelle del Green Building Council), ma nei fatti tutte queste linee applicative non sono facili da risolvere.
Le chiese antiche sono, nella stragrande maggioranza dei casi, edifici di pregevole se non di preziosa fattura, nei quali o sui quali è ben difficile inter venire con componenti di impianti da installare sulle falde del tetto, sui muri esterni, sotto il pavimento.
Tetto, muri, pavimenti sono spesso capolavori sui quali sarebbe blasfemo appor tare modifiche, anche se in qualche caso lo si è fatto e abbastanza bene: vedi l’Aula Paolo VI, ma anche utilizzando spazi non visibili sui tetti, sotto i pavimenti e sempre sotto il severo controllo delle Sovrintendenze.
Va sottolineato pure che, in ambienti così ampi ed alti come le chiese, gli impianti sotto pavimento hanno talvolta creato moti convettivi assai fastidiosi per i fedeli: lo si ricorda solo per sottolineare quanto il calcolo di ogni impianto debba essere accurato e la circolazione dell’aria attentamente valutata.
Le chiese più recenti, spesso alquanto spartane, si prestano molto meglio all’inserimento di collettori e pannelli sia sul tetto sia sui muri esposti a Sud e di sistemi sotto pavimento. I concetti di Sala e di altri non sono del tutto nuovi neanche per l’Italia: erano già stati applicati anni fa a S. Giovanni Rotondo, nella nuova basilica di S. Pio da Pietrelcina disegnata da Renzo Piano; e nella Chiesa del Giubileo delle Tre Vele progettata da Maier a Tor Tre Teste in Roma.
Le novità non stanno nei concetti di Bioarchitettura in sé, ma nel fatto che la Cei segnali l’opportunità di applicare, per quanto possibile, criteri di difesa dell’ambiente e di rispetto ecologico in tutte le parrocchie e in tutte le diocesi.
Per l’architettura sacra è dunque scoccata l’ora del cambiamento a favore della tutela ambientale e gli esempi non mancano. Di seguito riportiamo alcune brevi schede con i dati che siamo riusciti a raccogliere, allo scopo di offrire spunti su quanti spazi si aprono a nuove esemplari installazioni.
Chiesa del giubileo delle tre vele
La chiesa Dives in Misericordia di Tor Tre Teste a Roma, opera dell’architetto Richard Meier, è una delle chiese più note della capitale ed è l’unica, tra quelle del XX secolo, a ricevere numerose visite di turisti e curiosi.
Bianca, luminosa, ha nella struttura delle vele strutturali il suo elemento formale più appariscente (fig. 4). Le vele bianche, tra le cui incurvature sono disposte le vetrate, sono alte fino a 26 metri. La pianta è compatta e la luce interna ripor ta alla concezione palladiana del tempio cristiano.
Si trova in posizione leggermente rialzata tra i grandi palazzi della periferia romana, quasi un vertice architettonico di riqualificazione oltre che di elevazione spirituale di un’intera zona.
Zone verdi non curate circondano, infatti, quelle case di periferia, interrotte solo da ruderi antichi e moderni e, a ridosso delle strade, da piccoli centri sportivi. Questa chiesa è stata costruita con tecnologie d’avanguardia sia nella struttura delle vele in cemento armato, sporgenti e montate concio per concio (si tratta di blocchi prefabbricati che pesano ciascuno varie tonnellate) e frutto di studi statici complessi; sia per l’uso del calcestruzzo immacolato, autopulente per una reazione del materiale alla luce solare secondo un brevetto della società Italcementi.
La pianta è centrale, quasi normale se confrontata con le precedenti, e non s’avvale per ora di elementi decorativi. Gli uffici della parrocchia fanno par te del corpo principale e ne rappresentano il lato squadrato, più corporeo e più pesante rispetto all’area dedicata allo spirito, più leggero e luminosa.
Chiesa abbaziale di bagnara, ma non solo
Nell’ottobre dello scorso anno l’Abate della chiesa madre di Bagnara Calabra RC (manufatto del secolo scorso) ha presentato alla sua comunità l’impianto fotovoltaico realizzato da A.C.I. Service di Potenza per la produzione dell’energia elettrica necessaria all’aula ecclesiale, alla sagrestia ed alla canonica (fig. 5).
La ditta installatrice – che ha realizzato impianti analoghi in diversi centri italiani, tra i quali la Cattedrale di Potenza – ha curato non solo la progettazione, adattandola alle specifiche esigenze della Chiesa Madre, ma anche la fase esecutiva, durata in tutto qualche settimana.
L’impianto, che fruisce dei vantaggi di legge previsti a favore degli impianti solari, è costituito da 25 pannelli, sistemati sul tetto della Chiesa e collegati alle centraline di trasformazione e di distribuzione dell’energia prodotta, in rete con il distributore nazionale.
Fotovoltaico per il Seminario minore di Potenza
Più impor tante l’impianto progettato ed installato nel 2006 sempre da A.C.I. Service in partnerariato con le società tedesche del settore – per il Seminario Minore di Potenza (altri due progetti A.C.I.
Service riguardano l’episcopio e il centro alloggi sacerdoti “Sacro Cuore”) (fig. 6). L’impianto principale – realizzato con il contributo dei fondi Por (Programmi Operativi Regionali) che coprivano in conto capitale il 75% dei costi – è costituito da 92 moduli IBC Solar da 215 Wp, che coprono circa 150 m ver ter IG 60, un inverter IG 20, un’interfaccia unica di rete conforme alla norma Enel DK 5949 ed. 2.1.
E’ stato installato su una falda Sud del tetto dalla pendenza del 70% all’altezza di 18 m. La posa in opera è stata fatta su tetto ventilato, cappotto tipo Isotec tra le tegole ed il massetto in calcestruzzo, carico neve e trazione del vento. L’impianto, che è costato 110mila euro, è rispettoso dei vincoli imposti dalla Sovrintendenza ai Beni Architettonici.
La chiesa di Colle Aperto a Mantova
Nel giugno 2008, sulla terrazza del salone polivalente che sovrasta l’oratorio della Casa Parrocchiale S. Ruffino e Beato G. Bono” (quar tiere Colle Aper to, a nord di Mantova) PM2 Tecnologie Elettroniche di Gavardo BS ha installato un impianto fotovoltaico da 9,03 kWp, montando 42 pannelli fotovoltaici su struttura fissa con orientamento esattamente a sud ed un’inclinazione di 25° (fig. 7).
L’impianto, che è parzialmente integrato ai sensi dell’ar t. 2 comma 1 Dm 19.02.2007, tipologia specifica 1, in sette mesi di funzionamento ha prodotto 6.300 kW. L’investimento, pari a 59 mila euro, è stato anticipato da otto famiglie che lo potranno recuperare in dieci anni all’interesse del 4 per cento. L’acqua piovana, convogliata in pozzetti in grado di contenere 15 ettolitri, è utilizzata per innaffiare il giardino e le numerose piante del sagrato.
Nello stesso giardino due capre, dono di aziende locali, consumano il fieno ricavato dall’erba tagliata e concimano gli alberi. Nessun impatto visivo dei pannelli, situati sul terrazzo dell’oratorio, per i 1.850 fedeli della comunità.
Impianto Fotovoltaico di Santa maria della catena di archi a Milazzo
Per la Chiesa S. Maria della Catena di Archi, a Milazzo, è stato realizzato un impianto fotovoltaico da 6,12 kWp, progettato e realizzato dalla Helios Impianti di Milazzo con un costo complessivo di 39.600 euro nell’ambito del già citato progetto Fiat Lux (fig. 8).
E’ stato collocato sul tetto della chiesa S. Maria della Catena di Archi e fornirà energia elettrica alla chiesa, alla sagrestia ed alla canonica, con una produzione annua di quasi 10.000 kWp.
L’incentivo annuo ricavato sarà di circa 4.200 euro per 20 anni e, con il meccanismo di scambio sul posto, potrà avvalersi di un risparmio in bolletta per il consumo della parrocchia di altri 2.000 euro l’anno.
L’impianto eviterà l’emissione in atmosfera di circa 5.300 kg di CO l’anno. Al termine dei 20 anni la parrocchia avrà completamente azzerato i consumi sulla bolletta Enel, con un utile di circa 80.000 euro.
A Selvatelle il campanile Solare che mancava
La chiesa parrocchiale di San Mar tino a Selvatelle (Pisa) non aveva il suo campanile, ma presto – su progetto dell’ingegner Chiara Cristiani, ne avrà uno dotato di celle fotovoltaiche e led luminosi che varieranno di colore in funzione del periodo liturgico in corso.
Il campanile, 3,70 × 3,70 con un’altezza di 20 metri, è in costruzione. I pannelli FV guarderanno verso Sud Est e alimenteranno una pompa di calore per la produzione di acqua calda a pannelli radianti collocati sotto le panche.
La potenza massima erogata sarà di 2 kWp e consentirà di mantenere una temperatura di 16°C lungo tutto il corso dell’anno. Un’altra caratteristica originale della chiesa di San Mar tino è rappresentato dai led luminosi e colorati che illumineranno la struttura.
Con un basso consumo energetico, ma un alto valore spirituale, segnaleranno il periodo liturgico variando il colore: oro per Pasqua, Natale e le principali ricorrenze; verde nei periodi ordinari; viola per la Quaresima e l’Avvento; rosso per la Passione.
Conclusioni
Abbiamo preso solo alcuni esempi, trascurandone tanti altri importanti, al solo scopo di dimostrare che la sensibilità ecologica s’è ormai diffusa in tutte le regioni d’Italia e riguarda sia le grandi sia le piccole parrocchie, ricche o povere esse siano, su progetto di grandi architetti e di piccoli progettisti.
Gli installatori di impianti solari fotovoltaici che vorranno intraprendere questo percorso del “sacro” sarà bene però, prima di iniziare i loro progetti, che seguano le prassi già consolidate dalle esperienze pluriennali tedesche.
Non solo: si leggano o rileggano anche, meglio se in sintonia con gli architetti, i principi della bioarchitettura e/o del Green Buiding Council, dei quali abbiamo già scritto sulla rivista nei mesi passati. Potranno così maritare le proprie esperienze con quelle linee operative edilizie ed impiantistiche alle quali le diocesi, parrocchie e comunità religiose sceglieranno di attenersi.